Se ogni amore fosse libero di pronunciare il suo nome.




Non mi interessa se era solo un episodio di un telefilm.
Le lacrime che fatico a trattenere hanno ogni ragione d'esistere.
Perché quella a cui ho assistito attraverso lo schermo di un televisore non era finzione, è vita.
Una squallida vita che guarda con sospetto a chi reputa e definisce "diverso".
Con quale pretesa? Su quale base?
E se i diversi fossimo noi?
Che cazzo significa diverso?
Chi cazzo ci da il diritto di aprir bocca, di sparare un colpo, o due, senza pietà? 
Questo nel migliore dei casi.
Ho sentito di gente che ha ucciso con molto meno o molto più d'un fucile.
Con parole.
Con sguardi.
Con disprezzo mal celato o consapevolmente esibito, messo lì in bella mostra, lama affilata del coltello apparentemente meno pericoloso al mondo.
A questa gente va il mio più sentito e sincero augurio.
Un augurio di morte.
Ebbene sì, sgranate pure gli occhi, storcete la bocca in segno di disprezzo ed esterefazione, non m'importa. 
Che ognuno raccolga ciò che ha seminato. In questo caso, morte!
Auguro la più lenta, dolorosa ed atroce delle morti a chi della vita non ha capito un cazzo ed ha creduto di essere nella posizione di poter decidere di quella degli altri, e a chi lo farà.
Tanto ci sarà sempre chi continuerà su questa lurida e schifosa strada, sono troppo scettica e pessimista -credo estremamente obiettiva- riguardo la possibilità che qualcosa a questo mondo possa cambiare.
Tuttavia, nel mio piccolo, non smetterò mai di far risuonare la voce flebile ma nitida delle mie idee. Idee che porterò sempre avanti, idee che ho espresso di fronte ad una commissione d'esame il giorno della mia Maturità e che ribadirò davanti ad un'altra commissione il giorno della mia laurea.
Strillerò il mio disgusto, la mia desolazione, lo farò a qualsiasi costo, lo farò ogni volta che ce ne sarà occasione o motivo, lo farò finché vivrò...

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